venerdì 3 dicembre 2010

Eutanasia di un gigante

Intercontainer sarà liquidata. Lo hanno deciso gli stessi azionisti - che poi sono le principali società ferroviarie pubbliche europee - dopo un tentativo di rilancio nel 1992 attraverso la fusione con Interfrigo. Ma la crisi ha dato il colpo di grazia ad un bilancio che già prima non era certamente brillante (nel 2008, ICF subì una perdita di 1,7 milioni di euro, diventati ben 12 milioni l'anno successivo). Ma ciò non basta per liquidare la più grande compagnia intermodale europea, che movimenta 145 convogli intermodali dall'Atlantico alla Russia e dalla Germania alla Turchia. È entrato in crisi anche il modello che nel 1967 portò alla nascita di quella che allora era considerata una realtà all'avanguardia: una società transnazionale di diritto privato (con sede legale a Basilea e operativa a Bruxelles), formata dalle compagnie ferroviarie pubbliche di diversi Paesi europei. Allora, e per molti anni in seguito, fu l'unica società ferroviaria non "di bandiera" del Vecchio Continente.
La crisi del modello Intercontainer iniziò con la liberalizzazione del mercato, che portò alla nascita di compagnie private che hanno cominciato ad erodere il monopolio continentale d'IFC nel trasporto di contenitori dai porti all'interno. Ma gli stessi soci d'Intercontainer hanno attuato strategie che hanno fatto concorrenza al colosso europeo. Basti pensare a Deutsche Bahn - maggiore azionista d'IFC - ma che nello stesso tempo ha formato la più grande società continentale di trasporto e logistica. D'altra parte, l'internazionalizzazione delle società che formano il corpo azionario d'Intercontainer-Intefrigo (e la loro concorrenza sui principali mercati europei) cozza contro il principio di mutua collaborazione che ha portato alla nascita della compagnia. Ora, quindi, tutti hanno le mani più libere.
Ma che cosa succederà ad Intercontainer-Interfrigo? Per ora è nelle mani di un avvocato belga, che svolge il ruolo di liquidatore. Ha dichiarato che i servizi proseguiranno fino al termine della procedura, specificando che ciò avviene per favorire la cessione dell'azienda o degli asset. La domanda che ci si pone è proprio questa: ci sarà uno spezzatino del gigante o il suo corpo sarà venduto completo? In quest'ultimo caso, l'acquirente deve avere le spalle grandi. Già si parla di un interesse da parte di Deutsche Bahn per l'intera società. Se ciò venisse confermato, la compagnia tedesca dovrà affrontare due scogli: i suoi concorrenti, che non lasceranno facilmente un boccone così importante alle ambizioni tedesche, e l'Antitrust di Berlino e di Bruxelles. La partita è aperta e potrebbe portare ad interessanti sviluppi per l'intero trasporto intermodale europeo.

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