sabato 19 settembre 2009

Rimescolare il mazzo: Genova apre finalmente il porto?

Il Comitato portuale di Genova ha deciso di sciogliere l'intricato nodo delle concessioni al Multipurpose e al Modulo VI di Voltri indicendo una nuova gara. È stata una scelta caratterizzata da forti contrasti, che hanno caratterizzato anche la riunione decisiva dell'11 settembre. Ma andava fatta dopo la tormentata vicenda giudiziaria (non ancora conclusa) che ha coinvolto anche il precedente presidente dell'Autorità portuale e ha portato al sequestro dell'intero Multipurpose. A parte i motivi formali, la gara può essere anche l'occasione per bonificare lo scalo genovese dai veleni che in questi anni hanno ostacolato la sua crescita. Una situazione che ha visto il punto più basso con la spartizione avvenuta cinque anni fa e che ha provocato l'inchiesta della Magistratura.

A Genova, la nuova gara ha molti nemici. Non solo perché può sparigliare gli equilibri interni, ma anche perché potrebbe aprire le porte a forestieri vicini e lontani. E com'è tradizione dei campanili italiani, si temono più i primi dei secondi. A cominciare con quello ingombrante che è cresciuto oltre le montagne e che ha già provato ad attraversare i Giovi, ponendo una testa di ponte al Terminal Frutta. Mi riferisco al Gruppo Gavio, che dopo aver conquistato una buona parte della rete autostradale italiana e aver piantato solide radici nell'autotrasporto e nella logistica, ora punta esplicitamente ai pezzi più pregiati dei porti italiani. Il gruppo alessandrino non sembra porsi limiti: è già a Trieste e si sta muovendo a Savona, La Spezia, Civitavecchia e Taranto. A Genova, secondo le dichiarazioni dei suoi vertici, punta sia al Multipurpose, sia a Calata Bettolo (quando sarà pronta).

Poi ci sono i forestieri lontani, quelli che vengono dal mare: compagnie e terminalisti asiatici che stanno facendo shopping in tutta Europa e che non intendono lasciarsi sfuggire Genova, che è la porta per il ricco mercato dell'Italia Nord-Occidentale. Stiamo parlando di multinazionali che hanno (ancora) grandi risorse e che potrebbero trovare alleati in città. Già i sindacati hanno mostrato aperture verso un eventuale "padrone" straniero, che è comunque è già stato sperimentato a Voltri (nel bene e nel male). La partita può interessare anche i nordeuropei, che hanno motivi strategici per aprire una finestra sul Mediterraneo.

Comunque vada (e lo sapremo tra qualche settimana), il porto di Genova potrebbe cambiare volto nel medio periodo. O forse no. Perché la Magistratura potrebbe concludere che la vicenda del Multipurpose è sì intricata, ma non illegale. Quindi, come nel gioco dell'oca, si può tornare al punto di partenza: la spartizione del 2004 resta valida e i suoi protagonisti si riprenderebbero le aree già assegnate. Una cosa è certa: la partita di Genova non è un derby, ma riguarda l'intero trasporto italiano, perché il porto ligure è il perno su cui ruota una parte importante dell'economia italiana.

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