Lo scontro sull'applicazione dei costi minimi dell'autotrasporto sta scaldandosi con lo stesso ritmo del clima. L'accordo siglato al ministero dei Trasporti lo scorso 17 giugno ha scatenato una serie di mosse e contromosse da parte dei protagonisti della vicenda - ossia autotrasportatori, committenza e Governo - che non s'interromperà con le vacanze estive (per chi le fa). E come spasso accade in queste circostanze, il tono della polemica a volte produce note stonate in entrambi i campi. Ma quando ad eccedere è il principale quotidiano economico italiano, la stonatura appare ancora più fastidiosa.
La campagna del Sole 24 Ore contro quelle che Confindustria definisce le "tariffe minime" è attiva già da qualche settimana, con alcune interviste ed editoriali contrari e tale ipotesi. Cosa ovviamente legittima e comprensibile da parte dell'organo confindustriale. La stonatura, però, è avvenuta il 18 luglio in una nota (pubblicata anche nell'edizione online) intitolata "Quei camion con targa cilena", dove l'anonimo estensore cita le "tentazioni cilene" a proposito del fermo proclamato da Unatras. Rievocare il fermo dei camion cileni (che fiancheggiò il golpe del Generale Pinochet del 1973) quando l'autotrasporto italiano proclama un fermo non è cosa nuova. La novità è la fonte, perché finora lo spettro dell'11 settembre cileno è stato evocato da organi di stampa della sinistra e in contesti di tensione politica interna. Che a quasi quarant'anni da quegli eventi lo faccia il quotidiano della Confindustria è, appunto, una nota stonata.
Obama non è certamente in sintonia con Berlusconi, ma nessuna persona sana di mente può pensare che dietro Unatras ci siano i servizi segreti statunitensi e che al fermo dei camion possa seguire l'occupazione militare delle città. E per quanto si possa essere contrari ai costi minimi dell'autotrasporto (o tariffe minime che dir si voglia), la loro applicazione (se mai avverrà concretamente, cosa di cui è lecito dubitare dopo l'esperienza ventennale delle tariffe a forcella) non porterà certo l'economia italiana alla catastrofe, in un Paese dove i pedaggi autostradali aumentano ormai due volte l'anno.
D'altra parte, gli autotrasportatori italiani si sono fermati raramente e senza provocare colpi di stato. Forse le associazioni del settore avrebbero voluto farlo più spesso, ma non possono certo controllare oltre centomila imprese e quindi prima di arrivare al fermo vero e proprio ci pensano almeno dieci volte, come peraltro dimostra la cronaca di quest'ultimo anno. Quindi, affrontiamo i problemi della logistica italiana senza evocare generali cileni, che probabilmente in questo momento avranno ben altre temperature da affrontare nel loro inferno.
lunedì 19 luglio 2010
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